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Il reporting CSRD: Implicazioni per la tua catena di fornitura 


European Flag

La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) è una delle novità più importanti in ambito sostenibilità introdotte negli ultimi anni dall'Unione Europea. L’obiettivo è semplice: spingere le aziende a essere più trasparenti e responsabili per quanto riguarda i loro impatti ambientali, sociali e di governance (ESG). I primi report basati sui dati del 2024 verranno pubblicati nel 2025, ma l’effetto della CSRD si farà sentire su tantissime realtà, non solo sulle oltre 50.000 aziende europee direttamente coinvolte, ma anche su chi lavora lungo le catene di fornitura.


In questo articolo, rispondiamo alle domande più comuni sulla CSRD, spiegando cosa prevede, chi riguarda e cosa significa per le aziende, anche per quelle che non sono obbligate a rendicontare.


Cos’è la CSRD?


La CSRD è una direttiva dell’UE che stabilisce come le aziende devono comunicare i loro impatti ESG (ambientali, sociali e di governance). È un’evoluzione della precedente Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), creata per aiutare le aziende a riflettere sui loro impatti e a migliorare le loro pratiche a beneficio delle persone e del pianeta.


Con la CSRD, le aziende devono fornire rapporti dettagliati su temi come cambiamenti climatici, biodiversità, diritti umani ed economia circolare. Questi rapporti devono essere pubblicati ogni anno e includere misurazioni e progressi concreti, trasformando il reporting ESG in uno strumento strategico per la crescita.


Cosa cambia per le aziende?


La CSRD punta a migliorare la trasparenza e la responsabilità delle imprese, con requisiti più estesi rispetto al passato. A differenza della NFRD, che si concentrava solo sulle operazioni immediate delle aziende, la CSRD guarda oltre, chiedendo di considerare anche la catena di fornitura e il contesto in cui operano.


In concreto, le aziende devono seguire standard precisi per il reporting e includere nei loro rapporti temi come:


  • Piani per affrontare i cambiamenti climatici.


  • Valutazioni sui diritti dei lavoratori e sul divario retributivo di genere.


  • Misurazioni trasparenti e comparabili con quelle di altre aziende.


La CSRD non si limita a essere un obbligo: è un’occasione per le aziende di analizzare meglio le loro attività, i fornitori e i processi, per identificare punti critici e migliorare.


Chi è coinvolto nella CSRD?


La CSRD si applica a molte realtà, dalle grandi aziende europee alle aziende non europee con operazioni significative nell’UE.


Ecco chi è soggetto ai requisiti:


Grandi aziende europee:


  • Più di 250 dipendenti.

  • Oltre 50 milioni di euro di fatturato.

  • Oltre 25 milioni di euro di attivo totale.


PMI europee:


  • Tra 50 e 250 dipendenti.

  • Fatturato tra 10 e 50 milioni di euro.

  • Attivo totale tra 5 e 25 milioni di euro.


Aziende non europee:


  • Con un fatturato UE superiore a 150 milioni di euro.

Filiali nell’UE che soddisfano criteri simili a quelli delle grandi aziende europee.


Quando entra in vigore la CSRD?


La CSRD verrà applicata gradualmente:


2025: Prime pubblicazioni per aziende già soggette alla NFRD, con dati 2024.


2026: Grandi aziende non ancora incluse nella NFRD.


2027: PMI quotate in borsa (con possibilità di rinvio fino al 2029).


2029: Conformità totale per tutte le aziende soggette alla direttiva.


Perché è importante?


La CSRD non è solo un obbligo normativo, ma una grande opportunità. Aiuta le aziende a integrare la sostenibilità nelle loro strategie, identificando rischi e opportunità lungo tutta la catena del valore.


Le aziende soggette alla CSRD devono seguire gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), un set di criteri che guida il processo di rendicontazione. Inoltre, i report dovranno essere verificati da terze parti, per garantire la credibilità e l’affidabilità delle informazioni condivise.


E l’impatto sulla catena di fornitura?


Anche se non tutte le aziende sono obbligate a rendicontare, la CSRD avrà effetti a catena. Le grandi organizzazioni dovranno includere nei loro rapporti le operazioni dei fornitori, il che significa che molte piccole aziende riceveranno richieste di dati ESG dai loro partner commerciali.


Come può aiutarti Agriplace?


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